Lo stato di ipnosi è uno stato mentale fisiologico, naturale della mente: non è uno stato alterato di coscienza, è un terzo stato di coscienza al pari del sonno e della veglia. Lo stato di ipnosi non va quindi inteso come qualcosa di artificiale, che può essere indotto solo dall’esterno: è invece un meccanismo fisiologico comune a tutti gli esseri umani che viene semplicemente replicato e indotto dall’ipnotista. Ad esempio è un’esperienza comune quella di leggere appassionatamente un bel libro o di vedere un film particolarmente coinvolgente e di lasciarsi completamente assorbire dalla trama, di vivere con partecipazione emotiva le vicende di un personaggio come se in quel momento si fosse dentro al libro o dentro al film, dimenticandosi di tutto il resto, non badando ad esempio alla luce che cala all’interno della stanza, o a rumori che provengono dall’ambiente circostante. Un altro momento in cui spesso si è in trance senza averne consapevolezza è durante la guida, quando si percorre un tragitto noto: si mantiene un livello di attenzione che permette di reagire prontamente per evitare pericoli e guidare in maniera sicura, ma intanto si può pensare ad altro, ci si può focalizzare su un’idea particolare che restringe il campo della consapevolezza, o si può lasciare la mente libera di vagare. Questo tipo di trance spontanea è molto frequente e il più delle volte non se ne ha consapevolezza.
Nella seduta d’ipnosi, come nell’intero processo terapeutico, il paziente ha un ruolo attivo: non riceve passivamente l’induzione, ma la trance ipnotica viene attivamente costruita dal paziente insieme all’ipnotista. Insieme essi creano un momento particolare di profonda sintonia ed empatia in cui l’ipnotista guida e si lascia guidare dal paziente. Si forniscono stimoli, immagini, si suggeriscono sensazioni, si evocano situazioni, reali o inventate, permettendo al paziente di completare, trasformare, far evolvere questo materiale nella direzione che corrisponde ai suoi bisogni di quel momento per trovare le soluzioni adatte a lui.
Funzioni dell’ipnosi
L’ipnotista porta alla luce e attiva le risorse profonde della persona, risorse che appartengono alla sfera inconscia della sua mente e che di solito non vengono utilizzate nella vita cosciente. In questa, infatti, siamo abituati a funzionare secondo la logica, la razionalità, il canale verbale di comunicazione, l’analisi di dati e informazioni, che sono strumenti molto utili e fondamentali per risolvere i problemi della vita quotidiana, ma non hanno influenza sulla sfera emotiva: non si possono risolvere problemi emotivi con la razionalità. La mente inconscia dispone di un potenziale spesso inutilizzato che, una volta attivato, può portare il paziente a trovare soluzioni creative, a prendere in considerazione alternative e possibilità nuove, a cui non aveva mai pensato, uscendo dai suoi abituali schemi di pensiero, quelli che lo portano a vedere una situazione come senza vie d’uscita, ad analizzare i problemi sempre secondo una certa modalità che conferma e mantiene idee e concetti negativi su di sé o sulla propria realtà. L’ipnosi scardina schemi rigidi e consolidati di pensiero e di lettura degli eventi, mostra al paziente come abbia un ruolo attivo nel costruirsi la propria realtà e come questa sia modificabile ampliando la prospettiva. La creatività è un requisito importante dell’ipnotista, che deve anche saperla sollecitare e stimolare nel paziente. Occorre tener presente che noi costruiamo attivamente la nostra realtà e di solito limitiamo le nostre possibilità di scelta: in ipnosi possiamo ampliarle, stimolando il paziente a trovare strade o soluzioni nuove e diverse. A volte c’è bisogno di rivedere concetti svantaggiosi, di rendersi conto che si confondevano le proprie paure con dati di realtà oggettivi, che ci si attribuiva colpe inesistenti, ecc. Non è facile modificare i propri concetti, idee e abitudini, pertanto spesso si preferisce mantenere i propri sistemi di valori e concettualità, per quanto svantaggiosi, piuttosto che accettare di cambiarli. Vengono sentiti come parte di sè, della propria identità, quindi si ha paura a lasciarli andare e si prova un senso di perdita nell’abbandonarli, oppure non ci si vuole “contraddire”, per un bisogno di coerenza e di continuità (caratteristico della maggior parte degli esseri umani), che spesso è di grande ostacolo al cambiamento. Abbandonando vecchi schemi limitanti e rigidi, il paziente si permette di aprirsi a nuove possibilità. Sicuramente il cambiamento comporta un lutto, o una serie di piccoli lutti, ma è proprio a partire da questa perdita che si possono gettare le fondamenta di una nuova esistenza più soddisfacente.
Questo processo può avvenire attraverso l’esperienza, non sulla base di ragionamenti astratti: tramite l’ipnosi il paziente trova in se stesso le capacità per uscire dalle sue trappole, entra in contatto con i suoi desideri più autentici, il suo vero modo di sentire e di pensare, scopre modi per sentirsi davvero realizzato, ecc, così i suoi schemi, i suoi concetti svantaggiosi vengono incrinati dall’interno, ad opera del paziente stesso, non per suggerimento o consiglio del terapeuta. In questo modo guidiamo il paziente a realizzare ciò che lui stesso vuole, a scoprire e ad utilizzare le sue capacità e potenzialità, a liberarsi dalla sua sofferenza secondo le sue modalità.
Lo stato di ipnosi permette di superare le barriere del giudizio e della critica nei confronti di se stessi, caratteristiche dello stato di coscienza, che impediscono alla persona di lasciarsi andare e di prendere profondamente contatto con se stessa. L’ipnosi allenta queste difese, ampliando il campo di consapevolezza e di esperienza del paziente. Nelle induzioni di ipnosi per prima cosa il paziente è guidato a prendere contatto, a sintonizzarsi con se stesso, con i propri tempi, con il fluire delle proprie sensazioni, emozioni e pensieri, è indotto a fermarsi ad ascoltarsi, ad ascoltare il proprio corpo e i propri vissuti del momento: questa condizione è di per sé un’esperienza terapeutica e per molti rappresenta una novità, quasi una scoperta.
Capita in ipnosi di trovare risposte a vecchie domande, o di lasciare che alcune domande non trovino immediatamente una risposta: a volte la cosa migliore può essere lasciare aperta una domanda, attivando un processo di ricerca che può essere molto più profondo e produttivo della risposta immediata.
Funzioni e facoltà della mente inconscia
Nel tipo di ipnosi che utilizziamo, l’inconscio è considerato come un serbatoio di risorse, pieno di potenzialità inespresse che possono essere stimolate per cercare un aiuto di fronte a una difficoltà. Alla mente inconscia sono state attribuite le seguenti facoltà e funzioni: può contenere ed elaborare una quantità enorme di informazioni contemporaneamente, dispone del pensiero simultaneo, è la sede dell’intuizione e dell’associazione, della sensazione, gli stati di sonno, sogno e trance sono caratterizzati dal funzionamento della mente inconscia, i movimenti “involontari” e la comunicazione non verbale provengono dall’inconscio, la memoria storica è depositata nell’inconscio. L’inconscio è infatti un magazzino d’informazioni con una capacità praticamente illimitata, ha registrato e registra continuamente un’infinità di dati su di noi e sulla realtà, contiene tantissimi ricordi che non sappiamo di aver conservato in memoria, che pensiamo di aver dimenticato, invece sono ancora a nostra disposizione e possono essere ritrovati. Si possono pertanto far riaffiorare ricordi positivi, risorse che possono essere utili in quel momento per uscire da una situazione problematica, o per ritrovare aspetti e parti trascurate o assopite di sé che si pensa di aver perduto.
Alcuni fattori che incidono sulla riuscita dell’ipnoterapia
Spesso si è parlato dell’ipnotizzabilità delle persone, cioè della predisposizione di ognuno ad entrare in trance: in realtà tutti sono potenzialmente ipnotizzabili, dal momento che la trance è un fenomeno naturale, anche se ci sono persone più facilmente suggestionabili di altre, ma molto dipende dal rapporto che si stabilisce con il paziente, da cui deriva la fiducia nei confronti dell’ipnotista e quindi la disponibilità ad “affidarsi” a lui e a lasciarsi andare. In ogni caso, fatta eccezione per alcune gravi patologie, di solito è solo una questione di tempo: persone inizialmente rigide, che devono a tutti i costi mantenere il controllo e si rifiutano di lasciarsi andare, poco alla volta, man mano che si consolida il rapporto con il terapeuta, imparano a rilassarsi (l’ipnosi infatti si apprende, tanto che i pazienti imparano, dopo aver acquisito una certa esperienza, a volte anche in tempi brevi, ad andare in trance da soli, la cosiddetta “autoipnosi”), constatando che l’ipnosi non è (nell’uso terapeutico che ne facciamo) uno strumento per dominare la volontà delle persone o per indurle a fare o dire qualcosa che non vogliono, paura molto diffusa che deriva da una serie di credenze popolari e da un uso teatrale dell’ipnosi proposto spesso dalla televisione.
E’ sempre fondamentale avere chiaro l’obiettivo che si vuole raggiungere (nelle sedute di ipnosi come in tutto il percorso terapeutico), che a volte può essere anche soltanto far provare al paziente sensazioni di benessere e di rilassamento.