“Stai vivendo un periodo di vita armonico,sereno. Sei una ragazza appena salita su un aereo, un giovane in procinto di dare un esame, un artista pronto per lo spettacolo, un professionista a cena con gli amici, un impiegato alla guida della sua auto … Improvvisamente i colori intorno a te sbiadiscono. Il mondo assume una tonalità grigia. Il cuore batte con violenza. Sudi , senti un peso sullo stomaco, fai fatica a respirare.
Ti guardi intorno chiedendoti cosa stia succedendo.
Gli altri non si sono accorti di nulla. La hostess ti offre da bere, il professore sta per farti la prima domanda, il pubblico aspetta che tu ti esibisca, gli amici a tavola ridono di qualcosa … Eppure qualcosa non va. Stai male, vorresti lasciare tutto e fuggire. Ma dove? E da che cosa?
Il male è dentro di te! Cerchi di controllarti, ma la paura te lo impedisce. Poi la paura diventa panico, ora sai che si tratta di qualcosa di grave, forse un infarto. Stai per morire, chiedi aiuto. Ti portano al pronto soccorso, qui il medico ti rassicura, è solo un attacco di ansia. Un tranquillante e una bella dormita farà passare quei terribili sintomi.
In effetti tutto torna normale, il giorno dopo ti svegli e stai bene, eppure l’idea di prendere l’aereo, di dare un altro esame, di salire sul palco, di andare a cena in quel ristorante, di guidare la tua auto, ti terrorizza. Temi che l’attacco si ripresenti, così trovi delle alternative.
Non più l’ aereo ma il treno, niente spettacoli per un po’, le cene si svolgeranno solo in case private, se dovrai guidare cercherai un accompagnatore.
Poi un giorno in situazioni completamente diverse, la paura ricompare e con essa i sintomi che ormai conosci.”
(Sorrentino 2011)
Stiamo parlando di attacchi di panico.
Così è successo anche a Paola che si è rivolta a me per chiedere aiuto, disperata non era più capace di uscire da sola da casa negli ultimi tre mesi.
Sono contattato telefonicamente dalla mamma di Paola che prende appuntamento per la figlia.
I SEDUTA
Si presentano entrambe al mio studio, le faccio accomodare.
Paola è una giovane donna di 25 anni, di aspetto gradevole, capelli di media lunghezza neri, spettinati. E’ vestita come tante ragazze della sua età,jeans e maglione.
La mamma è una signora sui 55 anni molto curata nell’aspetto.
La mamma di Paola prende immediatamente la parola dicendo che è molto preoccupata per la figlia che ormai da un anno ha continui attacchi di panico e da tre mesi non vuole più uscire di casa. Non sa come comportarsi, se spronare Paola ad uscire e a fare o assecondarla nelle sue paure.
Da quando Paola si è seduta ha continuato a fissare il muro davanti a sé, sembra non ascoltare .
Dopo pochi minuti ringrazio la mamma di essere venuta e la accompagno alla porta.
La ragazza sembra assente, continua a restare in silenzio.
Le mascelle serrate e la postura contratta.
Dopo averla sollecitata un paio di volte, Paola con voce esile ed ansiosa mi ribadisce che da tre mesi non esce più di casa, le ultime volte che le è capitato di uscire il cuore batteva all’impazzata, non aveva più fiato, non riusciva più a parlare, era tutta sudata.
“Mi guardo le mani, mi sembra che non siano più le mie mani … mi sento come in un film … non capisco cosa mi sta succedendo …”
Chiedo a Paola di raccontarmi quando è stata la prima volta che ha avuto un attacco di panico.
Lei mi racconta che spesso la mattina si recava in un parco vicino a casa a fare una passeggiata con il cane, poi circa tre mesi fa, una mattina come le altre, aveva sentito il cuore battere forte e aveva rallentato la camminata.
Pochi minuti dopo era esploso un vero e proprio attacco di panico: aveva il cuore in gola, le pareva di soffocare, non sentiva più il braccio destro, la vista era annebbiata e aveva un gran nausea, si sentiva morire, a dire la verità era convinta di essere sul punto di morire infatti aveva subito pensato ad un infarto, si era seduta sulla panchina del parco e aveva chiesto aiuto ad altri passanti che avevano chiamato il 118.
In pochi minuti era al pronto soccorso, dove le avevano assicurato che il suo cuore stava bene. Tutto era svanito ma in lei era rimasta la paura di poter stare nuovamente male.
Una settimana dopo, mentre era in un negozio, aveva sentito il cuore battere più velocemente e pochi minuti dopo si era manifestata una crisi simile a quella precedente del parco. Ancora un viaggio al pronto soccorso e ancora una rassicurazione sulla salute del suo cuore.
Ma Paola continuava ad avere paura, a ogni piccolo sforzo che gli aumentava il battito cardiaco aveva una reazione di timore molto intensa.
Aveva quindi deciso di non andare più al parco, di evitare di recarsi in locali pubblici, negozi e in qualsiasi locale al chiuso.
Perfino assumere un caffè le scatenava una reazione di paura intensa, senza alcuna sensazione premonitrice. Aveva iniziato a controllare i propri battiti molte volte al giorno e si fermava ad ascoltare il cuore, immobilizzandosi spaventata quando lo sentiva perdere qualche colpo.
Man mano che parla sento che comincia ad esprimersi con voce meno contratta, si distende sempre più comodamente sulla poltrona, inizio così a spiegarle in cosa consiste un attacco di panico e in modo particolare le spiego l’ importanza di una buona respirazione.
Approfittando del fatto che la vedo un po’ più tranquilla e partecipe le propongo un esercizio di rilassamento , lei accetta senza obiettare
Inizio ad accompagnarla con un percorso educazionale di inspirazione ed espirazione ” fai una bella inspirazione senti con la mano destra la pancia che si gonfia, trattieni il respiro e prova a contare … 1001, 1002, 1003 … a 1004 butti fuori tutta l’ aria …”
Paola mi segue un po’ dubbiosa inizialmente, sempre più sciolta e convinta in seguito.
Al termine dell’esercizio Paola con un gran sorriso mi dice di sentirsi più rilassata e leggera.
Le dico che questo tipo di esercizio deve farlo più volte al giorno in modo da essere pronta, quasi automaticamente, ai primi sintomi iniziali di una crisi di panico ad applicare la metodica che oggi ha appreso.
Paola mi dice cha adesso si sente più tranquilla perché per la prima volta le è stato spiegato in che cosa consiste un attacco di panico e soprattutto adesso sa che in qualche modo si può contenere.
La rassicuro nuovamente sul fatto che un attacco di panico per quanto terribile come arriva se ne va e che sicuramente non si muore.
Le chiedo se ha sofferto o soffre di qualche patologia, il tipo di vita che conduceva prima dell’esordio del panico e se qualcuno in famiglia soffre o ha sofferto in passato di attacchi di panico o di ansia,
Mi risponde che non ha mai avuto problemi di salute. Per quanto riguarda la sua vita, dopo il diploma di liceo artistico aveva lavorato per qualche anno come commessa in un negozio di abbigliamento, poi si era dimessa perché il suo lavoro non le dava soddisfazione, aveva frequentato un corso di perfezionamento in grafica pubblicitaria ma non era riuscita ancora a trovare un lavoro in questo settore. Ha due care amiche con le quale spesso usciva ma che da quando si era chiusa in casa sentiva saltuariamente solo per telefono. Frequenta un ragazzo, Paolo, del quale dice che cerca di starle vicino come può. Aggiunge che è molto legata ai genitori anche perché è figlia unica e che i genitori pur non avendo mai avuto attacchi di panico sono entrambi molto ansiosi sia con lei che nella loro vita professionale , in particolare il padre ha sofferto di una leggera depressione
Alla fine del colloquio per lasciarla più tranquilla le prescrivo un ansiolitico ( xanax gtt), pregandola di utilizzarlo solo al bisogno, cioè solo nel caso in cui dovesse ricomparire un attacco e non riuscisse a contenerlo con la tecnica respiratoria che ha appena appreso.
Ci congediamo dandoci appuntamento per la prossima settimana, per imprevisti o necessità può contattarmi per telefono.
II SEDUTA
Alla seconda seduta Paola si presenta regolarmente dopo una settimana.
Il suo viso è ancora contratto, abbigliamento sempre casual, un po’ trascurato, evidenzia poca voglia di parlare …
Dopo qualche minuto di silenzio comincia a parlare, dice di sentirsi tanto ansiosa, anche in questo momento il cuore le sta battendo forte, forte ed è sicura di avere anche la pressione alta.
Le chiedo se ha mai avuto delle crisi ipertensive. Lei risponde di no , ma è sicura che in questo momento la pressione sia molto alta. Le propongo di misurarle la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca.. La PA risulta nella norma mentre la frequenza in effetti conferma il suo stato ansioso. La rassicuro che va tutto bene , è solo un po’ ansiosa. Le chiedo come è andata la settimana , lei mi dice che non ha avuto crisi di panico ma non ha trovato il coraggio di fare niente, è rimasta rintanata dentro casa come sempre, ha troppa paura, la sola vista della porta di casa le fa ancora venire un nodo alla gola. Comunque ha eseguito due volte al giorno l’esercizio respiratorio che aveva imparato durante il nostro precedente incontro, aggiungendo che ogni volta terminato l’esercizio si è sentita più leggera e sicura di sè
“Ma secondo Lei, dottore, ce la farò? Sono stanca di vivere in questo modo. Non ho più amici, sono sempre sola e le dico la verità trascorro le mie giornate seduta sul divano a guardare la tv . Questa non è vita! , E poi ho tanta paura che Luigi si stanchi di me e mi lasci , ormai ci vediamo così poco ! Lei è sicuro che ce la farò?”
“Certo che ce la farà, dal DAP se ne esce “.
A questo punto vedendo Paola presente e reattiva le espongo le diverse tecniche che possono essere utilizzate per curare il DAP.
Le propongo la tecnica ipnotica e le consiglio anche di tenere un diario dell’ansia nel quale dovrà annotare le sensazioni fisiche, quelle emotive ed i pensieri che caratterizzano i suoi attacchi di panico e le crisi di ansia La paziente accetta con entusiasmo sia la terapia ipnotica che il diario. Decidiamo di iniziare subito l’ipnositerapia.
La faccio accomodare sul lettino, quando la vedo tranquilla inizio con voce cadenzata e dolce a farla rilassare concentrandosi sul ritmo del respiro come aveva imparato nella seduta precedente. Con un tono di voce sempre più lento e modulato, cercando di sincronizzare le mie parole con il suo respiro, evidenzio a Paola come può essere piacevole adesso che si trova in questa comoda posizione, sentire come tutto il suo corpo si stia abbandonando, le ansie e le tensioni di pochi minuti prima, stanno scomparendo per lasciare spazio ad uno stato di piacevole rilassatezza.
Invito Paola a concentrarsi sul suo corpo che è ben disteso e poggia solido sul lettino. Continuo con voce suadente e assertiva nel farla concentrare sui muscoli dei piedi, delle gambe, del bacino, dell’ addome, del torace, delle spalle, del collo e della testa. Le faccio rilevare come tutti i suoi muscoli si stiano lentamente e dolcemente rilassando sempre di più, adesso poteva seguire sempre meglio anche il ritmo del suo respiro.
Nel frattempo aveva socchiuso spontaneamente gli occhi, il suo respiro diventava ancora più calmo e regolare.
A questo punto invito Paola ad immaginarsi in un luogo a lei piacevole, dove magari era già stata e dove si era trovata bene, mi raccomando di farlo senza fretta prendendosi tutto il tempo che desidera, le chiedo di concentrarsi sui colori, i suoni, i profumi del luogo …
Paola mi segue con sempre maggiore attenzione, mi dice di ricordare quando qualche anno fa si trovava al mare in Grecia.
Le dico di ascoltare la voce del mare, di lasciarsi cullare dal fruscio delle sue onde , il sole caldo le riscalda la pelle, ritempra i suoi muscoli sciogliendo le tensioni e allentando la sua ansia.
Un venticello sottile e leggero accarezza la sua pelle, la invita ad alzarsi dal bagnasciuga … Lei lentamente si alza e a piccoli passi entra dentro l’ acqua, ecco adesso può sentire i piedi che si immergono, l’ acqua del mare che rinfresca le caviglie, le gambe, il corpo… e la mente, la brezza marina aiuta a portare via lontano i pensieri, le tensioni, tutto lo stress di questo periodo.
Mi raccomando con lei di memorizzare bene queste sensazioni, di ricordare questi momenti nei prossimi giorni, tutte le volte che sentirà il bisogno di isolarsi, di urlare tutte le parole trattenute, mai urlate. Potrà rimmergersi per suo conto in questa atmosfera e sentirsi finalmente libera e leggera senza paure , tensioni, senza dover rendere conto a nessuno. Con molta calma faccio tornare Paola nella realtà, riaprendo gli occhi mi dice quanto si senta rilassata e tranquilla interiormente, quasi non crede come sia possibile stare finalmente bene, non sente più tutta l’ ansia che l’ attanagliava e la faceva stare tanto male.
Paola termina la seduta soddisfatta e rilassata, finalmente abbozza un sorriso che illumina il suo viso e mi chiede se anche le prossime volte possiamo applicare la stessa tecnica terapeutica.
SEDUTE SUCCESSIVE
Nelle sedute successive emerge che Paola si sente in colpa per avere deluso le aspettative dei genitori ed è tanto “arrabbiata” con sé stessa.
“Papà e mamma mi hanno sempre accontentata in mille modi anche quando non erano d’accordo”
Le hanno permesso di frequentare il Liceo artistico anche se avrebbero preferito che facesse l’ istituto tecnico commerciale.
Paola ricorda il ticchettio della goccia del rubinetto rotto della cucina e il viso preoccupato della mamma mentre le dice “va bene se a te piace così tanto, certo che con i disegni si mangia poco…!
Anche il papà che aveva resistito per un po’, alla fine aveva ceduto
Lei era felice: avrebbe creato disegni per le pubblicità o chissà che cosa; in ogni caso “ero sicura che avrei dimostrato a mamma e papà che ero un ragazza in gamba e che avevano fatto bene ad avere avuto fiducia in me”
Invece terminate le superiori la realtà si è presentata nuda e cruda , non era facile trovare lavoro e si era “accontentata di fare la commessa” . Si sentiva arrabbiata e delusa “era solo una ragazza con la testa tra le nuvole “ come le aveva sempre detto il papà sin da quando era piccola”. E anche dopo aver fatto il corso di grafico pubblicitario le cose non erano andate meglio , non era riuscita a trovare il lavoro che avrebbe voluto, aveva fatto un colloquio come segretaria per una piccola agenzia di comunicazione ma non l’avevano presa e” poi io volevo fare la grafica pubblicitaria non la segretaria ! “
Le sedute con Paola si sono susseguite settimanalmente da 5 mesi a questa parte.
Con l’ ipnosi Paola ha avuto modo di percepire il proprio corpo e il mondo interiore come un rifugio in grado di accogliere stimoli potenzialmente perturbanti ma anche risorse nuove da esplorare. Ciò ha accresciuto in Lei la disponibilità ad entrare in contatto con una parte del proprio mondo esperienziale repressa da tanto tempo e nei confronti della quale si trovava ad essere sostanzialmente impreparata.
CONCLUSIONI
L’impiego regolare di una tecnica ipnotica si è rivelato estremamente positivo in una persona come Paola dove le abilità di regolazione delle emozioni erano particolarmente scadenti.
Durante il percorso di accesso al rifugio interiore la pz ha avuto modo di sentire il suo corpo, focalizzandosi su di esso in modo da incrementare anche la percezione sensoriale.
Privilegiando i sistemi sensoriali più primitivi, come l ‘olfatto, il gusto e la propriocezione che, in quanto più arcaici, risultano meno controllabili razionalmente e quindi più coinvolgenti.
Oltre a tutto questo la pz è stata indirizzata verso la libera espressione di desideri e bisogni sia apparentemente banali o esistenzialmente fondamentali.
Il semplice invito a fare nel proprio rifugio interiore “qualsiasi cosa voglia fare e che mi faccia sentire bene” praticato con regolarità si è rivelato di estrema utilità. In questo modo Paola si è sentita autorizzata e spinta ad occuparsi consapevolmente del proprio benessere, dovendosi chiedere di che cosa avesse realmente bisogno di volta in volta a seconda delle differenti condizioni nelle quali si trovasse.
Gli attacchi di panico non sono più comparsi, Paola riferisce di avere ogni tanto momenti di ansia che mano a mano ha imparato a contenere e anche grazie ad una abitudine che abbiamo condiviso, li descrive in un agenda riportando il livello di ansia ( da 1 a 5)
Oggi Paola è una persona consapevole delle proprie risorse e anche dei propri limiti.
Non vive più con l’ incubo degli attacchi di panico, conduce finalmente dopo tanto tempo, una vita normale. Ha ripreso da poco a disegnare vignette di fumetti, una sua grande passione che aveva completamente tralasciato perché si sentiva ridicola e riteneva che non potesse interessare a nessuno. Ma la cosa più importante è che oggi Paola non mette più in atto tutti quei sistemi di evitamento per scappare da quelle situazioni che potevano crearle difficoltà e far scatenare un attacco di panico.
Da poco tempo Paola ha cominciato a lavorare come baby sitter di un bimbo di 5 anni, durante la sua ultima seduta mi ha detto “ il mio lavoro mi piace tanto …” ,“… è bellissimo accudire Luca e quando lo porto ai giardini mi diverto a giocare con lui e con gli altri bimbi, mi sembra un sogno, sto bene, non ho più l’ansia, non sono più arrabbiata e non ho più sensi di colpa, mi sento rinata …… “.
Paola dice di avere solo un pò paura del fatto che si tratta di un lavoro precario ma è un timore che riesce a gestire “d’altra parte questo è solo l’inizio . . . “